Il Vangelo nella famiglia – 28 aprile 2024


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA V DOMENICA DI PASUQA – ANNO B

di Rosa Maria e Giorgio Middione

La Parola che il Signore ci dona in questa quinta Domenica di Pasqua parla della Vigna e dell’agricoltore.
Dio Padre, in questa immagine, è l’agricoltore che è, allo stesso tempo, proprietario e gestore della Vigna, Gesù è la vite, mentre i discepoli sono i tralci.
Questa immagine in cui viene sottolineata l’importanza vitale della relazione che c’è tra i tralci e la vite, vuole rappresentare metaforicamente il nostro rapporto con Gesù, sia come singoli cristiani, che come sposi.
Se guardiamo attentamente la pianta della vite, notiamo subito che è molto difficile distinguere dove finisce la stessa e dove, invece, cominciano i tralci; sono, infatti, una cosa sola.
Questa immagine ci riporta alla relazione tra Cristo e la Sua Chiesa, che siamo noi. Noi cristiani apparteniamo a Cristo, così come i tralci appartengono alla vite e sono un tutt’uno con essa, un unico organismo.
Con la celebrazione del Sacramento del Matrimonio, gli sposi appartengono a Cristo e si appartengono vicendevolmente, come due tralci distinti, che uniti da Cristo ed in Cristo vite feconda, diventano “una cosa sola” in Lui.
È Dio che tiene unita la coppia, è Lui l’elemento di comunione. Lui vincolo del nostro Amore Sponsale.
Nasce così una nuova creatura inscindibile in cui lo sposo e la sposa diventano un unico tralcio.
Vi è dunque il rapporto tra i due sposi (unico tralcio) e quello tra gli sposi e Cristo (la vite).
La Grazia ricevuta con il Sacramento del Matrimonio scende copiosamente quando l’uno riconosce nell’altro coniuge, anche la propria vite.
Se allora la mia vite è anche il mio sposo/a, posso attingere e travasare quell’Amore ricevuto da Cristo vite feconda, e donarlo al mio coniuge, in uno scambio fruttuoso e reciproco.
Il verbo “rimanere”, che ricorre frequentemente nel brano biblico, vuol intendere che noi rimaniamo in Gesù, così come Lui è in noi; e se noi rimaniamo in Lui, tutto diventa possibile e fruttuoso.
“Rimanere” nel senso di “stare” con Gesù, “coltivare e mantenere” viva la relazione con Lui, attraverso la lettura, lo studio, l’ascolto e la meditazione della Parola, che è la nostra linfa vitale, noi rimaniamo in Gesù e le Sue Parole rimangono in noi, ma “Rimanere” anche attraverso la partecipazione ai Sacramenti, in particolare l’Eucarestia e la Riconciliazione.
Ma la Parola va ascoltata e messa in pratica, avere Fede, credere e impostare le nostre azioni, la nostra esistenza su quanto Lui ci ha lasciato con i suoi preziosi insegnamenti: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”.
Senza Dio siamo destinati a morire, a diventare dei tralci secchi; i tralci, infatti, da soli staccati dalla vite, si inaridiscono sino a morire. Dio è fonte di vita eterna. Affinché ogni tralcio porti frutto e non si inaridisca è necessaria la potatura, momento doloroso ma fondamentale il cui obiettivo è recidere tutti quei germogli superflui e/o nocivi alla pianta, per dare forza e far nascere qualcosa di nuovo.
Quando, infatti, l’agricoltore opera la potatura, questa è un beneficio, un dono per la pianta stessa. Così allo stesso modo, nel potare Dio recide e taglia nella nostra esistenza e nella vita di coppia, tutto ciò che, anche se buono, viene tagliato per portare più frutto o tutto ciò che non va e che impedisce la nostra crescita verso la santità: atteggiamenti e stili di vita malsani, tutte quelle condizioni e situazioni che non ci permettono di costruire una relazione autentica con Gesù, gli attaccamenti disordinati (arrivismo, egoismo, amor proprio) che possono portare solo giovamento personale o di coppia a scapito degli altri o che, comunque, non portano beneficio agli altri (coniuge, figlio, fratello).
La potatura è un’attività a favore della vita individuale e coniugale per salvarla e farla fruttificare, per dare nuovo impulso, fecondità, vitalità al tralcio.
Nella bellissima metafora di oggi viene, dunque, ribadita quanto è importante diventare discepoli di Cristo per portare molto frutto“In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.
La vite non è produttiva per se stessa, ma per gli altri.
Il tralcio legato ad essa si realizza quando vede spuntare nuovi germogli, foglie e grappoli.
Allo stesso modo, il cristiano non è chiamato a produrre opere d’amore per se stesso e nemmeno per compiacere Dio, bensì il suo compito sta nell’essere portatore di amore e gioia a coloro che Dio stesso gli ha messo accanto.
Il bene, dunque, che dobbiamo cercare è il bene dell’altro, di chi ci sta vicino, che sia il nostro coniuge, nostro figlio fratello e non il bene personale.
I frutti che allora raccoglieremo saranno nell’amore donato agli altri. Con la Mensa Eucaristica, noi tralci accogliamo nel nostro cuore Gesù che si fa pane per noi, allo stesso modo siamo chiamati a donarci come pane per gli altri, portando così grande frutto.
Essere strumenti per fare circolare l’Amore di Dio ci rende fruttuosi nel nostro cammino verso la santità personale, coniugale e degli altri.
O Signore che, come sposi, ci hai uniti a Cristo come unico tralcio nella vera vite, riempici della Tua Grazia e donaci il Tuo Santo Spirito, perché amandoci vicendevolmente di un Amore sincero, possiamo portare frutti di Santità e pace.

Vangelo

Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore.