Il Vangelo nella famiglia – 31 marzo 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA DOMENICA DI PASQUA

di Filippa e Gino Passarello
“Gioia mia Cristo è risorto” questo grido che ha squarciato il silenzio della morte, è il grido di stupore e di esultanza del misero, del prigioniero, dello sfiduciato dinanzi al mistero della luce che esplode nelle tenebre, della speranza che annienta la paura, della vita che vince sulla morte e spezza tutte le catene. È un grido che oggi risuona anche per le famiglie del nostro tempo. Cristo è risorto.
Quanti matrimoni sono ancora imprigionati nel sepolcro dalla fredda pietra dell’abitudine, della delusione, dell’incomprensione, dell’egoismo che ha sepolto ogni attesa di felicità. Ma Gesù è risorto, ha rotolato la pietra, l’Amore ha vinto, ora con Lui “niente è perduto”, possiamo ancora sperare. Nella sua vittoria ogni famiglia può rialzarsi, ricominciare, vedere il deserto fiorire e il limite di un amore fragile colmato dall’infinito amore di Dio.
Il risorto è lo Sposo che cammina con noi, per rinnovare ogni giorno il vino nuovo della carità e moltiplicare il pane della letizia.
Se glielo permettiamo, Gesù, è pronto a rotolare la pietra delle nostre delusioni, delle nostre paure, del nostro perbenismo sterile e aprirci alla pienezza del Suo Amore che ci fa vivere il sogno di Dio di fare famiglia con gli uomini.
Gesù ci insegna che amare è donare tutto se stessi, quando abbiamo donato tutto allora facciamo esperienza della Pasqua, esperienza di un amore più grande.
La Pasqua, ci esorta, care famiglie, ad avere coraggio, il coraggio di non arrenderci davanti alla prova, di amare di più quando l’amore è rifiutato e ferito, il coraggio di credere che dalle piaghe della passione che, inevitabilmente, tocca le nostre famiglie, possa scaturire un fiume di consolazione, di guarigione e di vita nuova.
Gesù il risorto, ci consegna la palma della vittoria con l’invito ad essere luce per quanti vivono il buio dello sconforto e della delusione, ci invita ad essere lievito, fermento, segno di eternità in un tempo che ha smesso di guardare il cielo e ha smarrito l’orizzonte dell’eternità.
Accogliamo l’invito di san Giovanni Paolo II: «Carissime famiglie, anche voi dovete essere coraggiose, pronte sempre a rendere testimonianza di quella speranza che è in voi (cfr. 1Pt 3, 15), […]. Dovete essere pronte a seguire Cristo verso quei pascoli che danno la vita e che Lui stesso ha preparato col mistero pasquale della sua morte e risurrezione» (Lettera alle famiglie, n. 18).
Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa (Amoris laetitia, n°. 325).

Vangelo

Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.