Il Vangelo nella famiglia – 17 settembre 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

di Soraya e Michele Solaro

Il filo conduttore delle letture di questa domenica è il perdono. Se riuscissimo a fermarci qualche istante, meditando la Parola di Dio, potremmo vedere quanto bisogno di essere perdonati e di perdonare c’è in ciascuno di noi e di come questa mancanza determini, in maniera significativa, il nostro modo di rapportarci con gli altri, ad iniziare dal nostro coniuge, i nostri figli e i nostri parenti più stretti.

L’azione del perdonare, però, non è scontata, il primo ostacolo è insito nella nostra stessa umanità, quella natura decaduta ereditata con il peccato originale. Per questo motivo, il perdono implica distacco, rinuncia, fatica, che prendono forma con la decisione di amare l’altro. Il perdono presuppone il salire sulla croce insieme a Gesù, è lì che il Signore ha perfezionato il comandamento dell’amore. In modo specifico, noi coniugi riceviamo sacramentalmente questa capacità, il nostro modo di amarci non dipende dalle nostre attitudini umane ma si innesta e vive dello stesso identico amore di Gesù, che ci abilita a donarci, ad amarci, a perdonarci come fa Lui con la Chiesa e l’intera umanità.

Le nostre famiglie sono imperfette, in cammino verso la santità ma pur sempre bisognose di fare esperienza di salvezza di guarigione e di liberazione. Il primo passo verso la “vita nuova”, capace di farci sperimentare i frutti spirituali della grazia, dipende da noi. Decidiamoci per il perdono, permettiamo a Gesù di entrare nella nostra vita, nelle nostre relazioni, facendo nostre le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità».

Buona domenica

Vangelo

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.