Il Vangelo nella famiglia – 4 giugno 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA DOMENICA – SANTISSIMA TRINITÀ

di Maria e Sebastiano Fascetta

Siamo invitati, come battezzati e come sposi, a vivere, sull’esempio della Trinità, la dimensione dell’amore, della donazione totale di ciò che siamo, affinché nulla vada perduto all’interno della relazione. Un amore che non condanna, né giudica ma dona la vita, affinché nessuno si perda.

Possiamo perdere il nostro coniuge? Si, tutte le volte che siamo distratti, ripiegati su noi stessi, preoccupati del nostro egoismo, dei nostri bisogni, senza accorgerci del desiderio di nostra moglie, marito. L’amore è un’arte da vivere e alimentare attraverso gesti e parole, come ha fatto Gesù, Logos fatto carne. Il Vangelo parla pure di fede: «chiunque crede non sarà condannato», cioè chi pone fiducia all’amore vive nell’amore e fa esperienza della forza umanizzante dello Spirito che rende feconda la relazione uomo-donna, genitori-figli. Dare fiducia all’altro è manifestazione dell’amore-donazione, un modo per rendere praticabile e visibile l’agape sponsale scevra da egoismo, capace di tutto sperare, tutto sopportare.

Amare non è spontaneo, non è facile perché implica l’armonia tra la diversità uomo-donna. Per questo il Vangelo di questa domenica è via luminosa per comprendere, alla scuola di Gesù, come gli sposi sono chiamati ad amarsi, sino a che punto l’amore di Dio può dilatare l’amore umano.


Suggeriamo, per una pratica dell’amore, di evitare, tra coniugi, parole “killer”, che possono ferire, giudicare, ma parole buone, edificanti, capaci di accendere speranza e ridonare fiducia. Di evitare la superficialità che porta a dare tutto per scontato, ma a rinnovare l’alleanza matrimoniale ogni giorno, impegnandoci a ridire il nostro “si” al coniuge, il nostro desiderio di crescere nella conoscenza e cura reciproca, con stupore e attenzione.

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Parola del Signore.