Il Vangelo nella famiglia – 10 luglio 2022


Riflessione sul Vangelo della domenica

di Rosa Maria e Giorgio Middione

La Parola del Vangelo di oggi interroga ognuno di noi, sia come individuo che come coniuge e genitore, indicandocile coordinate da seguire per instaurare una vera e sincera relazione d’Amore con chi ci sta accanto.

Nel brano sono presenti due figure principali in cui ognuno di noi può identificarsi: la figura del buon Samaritano che soccorre e si fa prossimo di chi ha bisogno d’aiuto e colui che cade nelle mani dei briganti e si trova in una condizione di pericolo, ferito e sofferente.

Nel passo che dice: “Un uomo(che non ha un nome, quindi, potrebbe essere ognuno di noi) scendeva da Gerusalemme a Gerico…” Gesù vuole indicarci che allontanarsi da Gerusalemme, vuol dire allontanarsi da Dio, da ciò che è buono per noi, per ritrovarsi in un condizione di “pericolo”, in balia di noi stessi, del nostro peccato, delle nostre fragilità, delle nostre passioni e dei tanti briganti (tentazioni) della vita. Tutti noi possiamo ritrovarci in un momento difficile, di scoramento in cui abbiamo bisogno di amore, di conforto, di “aiuto” ed è proprio in quei momenti che talvolta pensiamo di fare a meno di Dio e di potere contare solo sulle nostre forze umane allontanandoci da Lui. Ed è in quel momento che il Signore arriva in nostro soccorso offrendoci il Suo aiuto anche attraverso le persone che ci circondano e diventano le Sue mani benedette che vengono incontro alle nostre necessità.

Oggi Gesù ci chiede se vogliamo essere queste mani benedette, la sua estensione d’amore sulla terra. Siamo disposti a farci giornalmente prossimi e samaritani di chi vive al nostro fianco e di chi il Signore ci fa incontrare nel cammino della nostra vita, soprattutto se vive una situazione di bisogno e necessita attraverso di noi, se scegliamo di essere strumento di Dio, dell’abbraccio del Padre?

Ogni cristiano è chiamato a farsi strumento di Dio “samaritano” dell’altro che ci sta accanto per prenderci cura di lui e delle sue necessità. Ma quanto è difficile far tutto questo!

La parabola di questa domenica è suggestiva finché non dobbiamo incarnarla, perché nella vita reale, invece, diventa faticosa da accettare e vivere soprattutto se contiamo solo sulle nostre forze e non sull’aiuto che può venire dall’Alto, da Dio e dallo Spirito Santo che ci dà la forza e la compassione di sentire ed entrare nel cuore e nel dolore di chi soffre per accoglierlo e confortarlo.

Soffermiamoci a guardare e ricordare.

Quante volte Dio ha avuto compassione di me, quante volte Lui si è preso cura di me, quando ero ferita/o, addolorata/o, sconsolata/o, rifiutata/o ed abbandonata/o da tutti, anche da coloro più vicini a me, è Lui che mi ha soccorso e rialzata/o, Lui ha curato le mie ferite e le ha sanate. È sempre Dio che mi ha amata/o di un amore unico, speciale e gratuito Lui è stato il mio samaritano e ci invita oggi a fare lo stesso con chi vive nell’afflizione, nel pericolo e nella tentazione del mondo, che è in una condizione di bisogno, che sia un bisogno materiale o emotivo/affettivo. Dio ci chiama oggi ad essere samaritano l’uno con l’altra nel nostro rapporto di coppia, lo sposo con la sua sposa, il genitore con i figli, in un vicendevole slancio nel prendersi cura reciprocamente, ed allo stesso tempo permettere umilmente che l’altro si prenda cura di noi, creando così un alternanza d’amore continua ed eterna.

Ma per soccorrere, dobbiamo avere la compassione, cioè il nostro cuore deve sentire la stessa emozione e sofferenza che sente chi soffre.

Insegnaci Gesù a riconoscerTi quando Ti fai nostro prossimo, affinché dalla riconoscenza per questa Tua vicinanza possa derivare il desiderio di accogliere e prenderci cura delle persone che incontriamo e che tu hai voluto metterci accanto.


Vangelo

Chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore.