Il Vangelo nella famiglia – 15 maggio 2022


Riflessione sul Vangelo della domenica

di Maria e Sebastiano Fascetta

Gesù manifesta il suo amore per noi nel tempo del nostro non amore, simbolicamente rappresentato dal tradimento di Giuda. All’amore tradito Dio risponde con un maggior amore, donando se stesso. Il peccato non è altro che mancanza d’amore. Chiusura al donarsi di Dio. Questo può accadere anche all’interno della relazione uomo-donna: l’amore diventa atto egoistico ogni qualvolta si strumentalizza e usa l’altro/a per soddisfare i propri bisogni. Tutte le volte che ci si chiude nel guscio delle proprie ragioni. Ma cos’è amare? È sufficiente sposarsi, aver ricevuto il sacramento del matrimonio per essere ipso facto capaci di amare? Noi riteniamo di no. L’amore, infatti, non è un sentimento, non nasce spontaneamente. Non è un’emozione né una pulsione sessuale, è un lavoro, un cammino, un’arte da coltivare, affinare, alimentare, esercitare, giorno dopo giorno. Amare è donarsi senza possedere. Aprirsi senza soffocare o rinchiudere l’altro/a nei confini ristretti del proprio egoismo. Amare è liberare, far sbocciare il bene e il bello che è nella persona amata. Amare è morire a se stessi per rinascere nel “NOI” coniugale. Dire al proprio coniuge “ti amo” significa dire “tu non morirai”. L’amore è desiderio di eternità. È un cammino in due, marito e moglie, che supera il tempo e lo spazio. In ogni amore umano c’è una scintilla di eternità. La fedeltà è la natura stessa del vero amore. Nonostante ciò, ogni giorno, nella vita di coppia siamo portatori di “tradimenti” ovvero piccoli e quotidiani “inquinati” che rallentano e ostacolano la capacità di donarci. Piccole ripicche, parole dette senza essere pesate e pensate, gesti di distrazioni, atti di nervosismo o di gelosia… sono micro-ferite che se lasciate aperte possono nel tempo causare “malattie” mortali. Per assumere tutto ciò bisogna vivere l’amore consapevoli di essere abitati dall’Amore, ovvero dallo Spirito Santo. L’amore di Dio è nei nostri cuori: dall’unzione battesimale al sacramento del matrimonio. Lo Spirito santo è una sorgente d’acqua viva nella vita di coppia a cui possiamo attingere ogni momento, attraverso l’ascolto della Parola, la preghiera, il perdono reciproco, l’attenzione vicendevole, la dolcezza e gentilezza dei gesti quotidiani. Il flusso d’amore della grazia attraversa ogni nostra vicenda quotidiana e ci spinge ad amare “alla divina”. In particolare Cristo Sposo ci educa ad amarci con tutto noi stessi, assimilando il suo stile. Non c’è possibilità per una coppia di crescere nell’amore umano se non c’è cura della dimensione spirituale, se non c’è desiderio dello Spirito di Dio, accoglienza del suo soffio leggero e trasformante. Lo Spirito di Dio umanizza l’amore coniugale, lo rende reale, umano, concreto, vero, bello, luminoso. In virtù del sacramento del matrimonio gli sposi sono immersi nello Spirito. Si tratta di riconoscerlo e lasciarlo operare in ogni gesto, sguardo, parole, comportamento umano. Lo Spirito è il vero pedagogo dell’amore coniugale. Invochiamolo con fiducia soprattutto nel tempo in cui fatichiamo a vivere l’amore reciproco e ci lasciamo distrarre da pulsioni egoistiche.

Vangelo

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Dal Vangelo secondo Giovanni
 Gv 13,31-33a.34-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parola del Signore