Il Vangelo nella famiglia 4 luglio 2021


Riflessione sul Vangelo della domenica

di Magdalena e Carlos Altamirano 

La liturgia di questa domenica ci invita a riconoscere la missione profetica che Dio dona a tutti noi, nonché a scoprire che Egli può affidare tale missione anche alle persone a noi vicine, compresi i membri della nostra famiglia. Il profeta è inviato per comunicare la parola di Dio al suo stesso popolo, come osserviamo nel brano del Libro di Ezechièle. Quel messaggero può avere delle debolezze, che sono accettate da Dio perché impediscono al profeta di riempirsi di superbia e mostrano che la potenza viene da Cristo, come indica Paolo nella sua seconda Lettera ai Corinzi. 

Dio può parlarci attraverso una persona a noi vicina, e questo non è sempre facile da accettare. Insomma, è difficile per noi credere che Dio, che è cosi grande, possa venire a noi, quotidianamente, in modo così semplice, che possa parlarci attraverso una persona così intima a noi, una persona di cui conosciamo bene le debolezze.

Come ci ricorda Papa Francesco: «È lo scandalo dell’incarnazione: l’evento sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d’uomo, lavora e agisce con mani d’uomo, ama con cuore d’uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi» (Angelus dell’8 luglio 2018). Questa difficoltà rappresenta in definitiva una mancanza di fede. Lo stesso pontefice ci dice che: «dobbiamo sforzarci di aprire il cuore e la mente, per accogliere la realtà divina che ci viene incontro». E Dio può venirci incontro in vari modi, anche attraverso chi ci è più vicino. 

A volte, non apprezziamo le persone che abbiamo in casa, o non le apprezziamo come facciamo con gli altri, con persone che conosciamo appena, che magari ci impressionano per quello che dicono o quello che fanno. Sembra che la convivenza stretta e quotidiana con qualcuno riveli più rapidamente la sua fragilità umana e ci impedisca di vedere i suoi doni. Ad esempio, vediamo crescere i nostri figli, a volte con vari problemi, ed è difficile per noi apprezzare e riconoscere che possono avere dei doni attraverso i quali Dio vuole insegnarci qualcosa. Quando si tratta del nostro coniuge, la nostra arroganza e il nostro orgoglio possono impedirci di aprire il cuore al compagno della nostra vita. Ciò nonostante, il Vangelo di oggi ci invita, in qualche modo, a guardare la nostra famiglia con gli occhi di Gesù, a valorizzarla, ad imparare a riconoscere i doni che Dio ha dato al nostro coniuge e ai nostri figli, a non focalizzare soltanto i loro difetti. Non dimentichiamo che il nostro coniuge, o i nostri figli, potrebbero essere proprio gli strumenti di Dio in quel preciso momento. La famiglia, comunità d’amore, deve saper accogliere e valorizzare i doni che Dio elargisce a ciascuno dei suoi membri, sapendo che questi sono i mezzi per crescere nella fede, nella speranza e nella carità. 

Signore, aiutaci a riconoscere i doni che hai fatto al nostro coniuge e ai nostri figli, in modo che possiamo valorizzarli e imparare da loro ogni giorno della nostra vita. 

VANGELO
Mc 6,1-6

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

✠ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore