Riflessione sul Vangelo della domenica
di Ivana e Giovanni Granatelli
Carissimi fratelli e sorelle, cari sposi e care famiglie, amati dal Signore, oggi celebriamo la seconda Domenica di Pasqua. È un giorno incredibilmente speciale, in cui le protagoniste sono: la Fede e la Divina Misericordia. Ciò che viene raccontato nella pagina di Vangelo secondo Giovanni è molto vicino a noi, è qualcosa che ci appartiene, è un’esperienza di vita che facciamo tutti. I dubbi di Tommaso, infatti, non sono solo i suoi, certamente anche gli altri discepoli non sono stati da meno, e anche noi, come loro, sperimentiamo nei nostri cuori il dubbio, l’incertezza, l’incredulità. E quando questo accade, ci sentiamo profondamente turbati, ci scopriamo fragili, siamo smarriti e spaventati, come se ci venisse a mancare la terra sotto i piedi. Quante volte nella nostra vita personale, matrimoniale, familiare e anche comunitaria la nostra fede vacilla, fatica, rischia di spegnersi. Pensiamo alle volte in cui si presentano delle difficoltà grandi e alte come le montagne, pesanti come macigni e temiamo di non farcela: instabilità economica, precarietà del lavoro, tradimenti, problemi di ascolto, di dialogo, di relazione. Alcuni di noi soffrono a causa di una malattia, sopraggiunta nella propria vita o nella vita di una persona cara, a volte si tratta di un dispiacere, di una tribolazione del corpo o dello spirito. Ci sono alcuni che vengono sconvolti dal lutto e restano chiusi nel loro dolore. Spesso ci sentiamo infelici, perché, nella coppia o in famiglia, manca la pace, manca il perdono, manca la festa e anziché gustare il vino buono della gioia siamo costretti a bere l’aceto della tristezza e della solitudine. In alcuni casi proviamo l’amarezza della delusione da parte delle persone che amiamo o a causa di desideri mai realizzati, oppure, da testardi ed ostinati, preferiamo le nostre ragioni, i nostri convincimenti e rischiamo di perdere i nostri cari, gli amici, i fratelli del cammino. Succede anche di diventare pietra di inciampo l’uno per l’altro, di scandalizzarci a vicenda o scandalizzare chi ci sta accanto, soprattutto i più piccoli e i più deboli. Tutte queste cose e tante altre portano alla durezza del cuore e all’incapacità di amare, così ci allontaniamo l’uno dall’altro e da Dio. Inevitabilmente ci facciamo delle domande e cerchiamo risposte, ma la fede non ci da spiegazioni, bensì ci indica una direzione… la fede ci prende per mano, anche nel buio più pesto, e ci dice: “Vieni con me che io la strada la conosco”. Non temiamo dunque se trema la terra sotto i nostri piedi, se crollano i monti in fondo al mare, se incombe la tempesta e noi ci troviamo in mezzo alle acque profonde. La fede ci dice: “Non temete, non fermatevi, continuate a camminare”. La fede non è solo credere che Dio esiste ed è con noi, ma soprattutto credere che Dio ci ama. Dobbiamo credere nell’Amore di Dio al di sopra di tutto, anche se la realtà delle cose ci dice il perfetto contrario. Contro tutto e contro tutti crediamo in questo Amore di Dio, nella Sua insondabile Misericordia. Crediamo che Lui ci salverà… non sappiamo come, quando e cosa opererà ma siamo certi che lo farà, non alla nostra maniera ma alla Sua, alla Divina, perché il Suo Amore è per sempre. Gesù, come ha fatto con Tommaso, si mostra disponibile verso di noi, ci guarda con amore e pazienza, riconosce la fatica del credere e ci invita a guardare da vicino le Sue piaghe e a toccarle. Gesù ci permette di entrare nelle ferite della Sua Passione e nel Mistero della Sua sofferenza sulla croce e questo gesto ci aiuta a credere. Oggi Gesù vuole stare in mezzo a noi, vuole donarci la Sua pace e liberarci dall’incredulità e dalla cecità spirituale.
Signore Gesù vogliamo gettarci ai tuoi piedi, riconoscerti e adorarti in spirito e verità, vogliamo baciare i segni della Tua Passione che sono i segni del Tuo Amore per noi e dirti con tutto il nostro cuore: “Signore mio e Dio mio”. “Signore nostro e Dio nostro”. Ti benediciamo per le nostre ferite, perché toccate dal balsamo della Tua Misericordia, possano trasformarsi in feritoie, attraverso cui la Tua grazia, non solo passa, raggiunge e sana quelli che soffrono, che sono nel bisogno e che ci hai affidati, ma guarisce, libera e salva anche noi. Questo è un vero miracolo d’Amore! Oggi è davvero giorno di Resurrezione!
Amen, Alleluia!
VANGELO
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore