Il Vangelo nella famiglia 27 dicembre 2020


Riflessione sul Vangelo della Domenica – Sacra Famiglia

di Daniela e Giuseppe Gulino 

In questa prima domenica dopo il Santo Natale, contempliamo la presentazione di Gesù al Tempio. I genitori presentando il loro primogenito al Tempio, lo riconoscono come dono di Dio. Il rito della purificazione, infatti, voleva riconoscere Dio, quale origine di tutta la vita e, quindi, a lui andava presentata, consegnata, affidata.
Maria e Giuseppe, una giovanissima coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino.
Maria e Giuseppe, dunque, con questo gesto, si dimostrano fedeli ai doveri religiosi prescritti dal popolo di Israele.
Leggendo questo brano del Vangelo, ci sembra di vedere questa famigliola mentre entra nel Tempio quasi “in punta dei piedi”, forse anche un po’ timorosa, ma forte della fede che deriva dal loro “Sì” a Dio.
Si ritrovano in mezzo a tantissimi pellegrini, mercanti, sacerdoti, una folla rumorosa e presa da tante cose. Non hanno mai visto nessuno dei presenti e nessuno ha mai visto loro.
Ma ad un certo punto si avvicinano due persone anziane che li riconoscono e che parlano loro a nome di Dio. Le parole che dicono stupiscono Maria e Giuseppe.
Il primo che va loro incontro è Simeone, uomo giusto, pio, guidato dallo Spirito Santo.
Riconosce in quel bambino il Signore, il Messia tanto atteso, il Salvatore, e benedice Dio dicendo che ora avrebbe potuto morire in pace perché i suoi occhi avevano visto la salvezza preparata per tutti i popoli. Rivela inoltre a Maria che una spada le avrebbe trafitto l’anima.
L’altra persona che li accoglie con gioia è Anna, un’anziana profetessa di ottantaquattro anni che non si allontanava mai dal Tempio: Anna comincia a lodare Dio e a parlare del bambino a tutti coloro che aspettavano il Messia. Maria e Giuseppe ascoltano, aprono il cuore a quelle parole anche se non ne comprendono ancora completamente il significato.

Anche noi siamo capaci di ascoltare le parole di Dio con la stessa fede con cui l’hanno fatto Giuseppe e Maria?
Maria e Giuseppe sono il nostro esempio più grande: loro hanno accolto la Parola “in persona”, hanno accolto il Signore e per Lui hanno vissuto.
Per quanto straordinaria, la famiglia di Nazareth è una famiglia come tutte, con le sue gioie, i suoi dolori, i suoi problemi… nemmeno per loro la vita è stata facile, lo sappiamo tutti.
A partire dal concepimento fino alla morte in croce di Gesù, la sofferenza li ha accompagnati, ma con la fede, con l’unità e con l’amore reciproco hanno saputo superare ogni ostacolo.
Il loro segreto? Fare ogni cosa secondo la volontà di Dio.

«Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con San Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa» (Papa Francesco).

Nel giorno della Sacra Famiglia, chiediamo a Gesù di aiutarci a fare, anche delle nostre famiglie, dei piccoli segni luminosi.

VANGELO
Lc 2,22-40

Il bambino cresceva, pieno di sapienza.

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.