Il Vangelo nella famiglia 18 ottobre 2020


Riflessione sul Vangelo della domenica

di Lina e Dino Cristadoro 

Questa domenica la liturgia ci presenta una controversia tra Gesù e i rappresentanti di vari gruppi religiosi dell’epoca; gli erodiani si rivolgono a Lui con l’adulazione: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno…»; volevano infatti indurre Gesù a dichiararsi pro o contro Cesare.

Gesù, tenendo in mano la moneta, sulla quale era impressa l’immagine di Cesare, ribatte a sorpresa con una risposta divenuta celebre: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Cosa significa: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare” oggi per noi famiglie? E cosa significa rendete a Dio ciò che è di Dio? Queste parole necessitano di essere decodificate, si rischia infatti di creare confusione nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, tra l’autorità politica e i cristiani. 

Le famiglie sono chiamate, poiché cittadini dello Stato, ad osservare le leggi dello stesso, e a riconoscerne l’autorità, ma il cristiano, deve tuttavia riconoscere sempre “ciò che è di Dio”. Ed è di Dio la persona umana, perché l’uomo, è creato a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-27).

Non sempre la dignità ed i diritti umani  sono stati al centro  di leggi promulgate dallo stato. Alcune norme in tema di lavoro per esempio non mettono al centro l’uomo e la famiglia: non tengono conto infatti del tempo importantissimo in cui la famiglia si deve ritrovare per godere degli affetti, per dedicare un tempo alla preghiera, e per partecipare ai sacramenti.

Obbedire a Dio, dare a Dio ciò che è di Dio, è anche il nostro tempo prezioso infatti. Leggi ingiuste mettono al centro la libertà delle donne di decidere di abortire, cioè di sopprimere una vita, non considerando il diritto del bambino concepito: quello di venire al mondo. Lo stesso dicasi per l’eutanasia, anche se le implicazioni sono diverse. Dio è datore di vita, e Gesù di se stesso dice: «io sono la via, la verità, la vita» (Gv. 14,6).

Così noi ci ritroviamo nel quotidiano delle nostre famiglie con “quella moneta” e spesso rischiamo di compiacere più a Cesare che a Dio.

Quando le leggi non tengono conto delle povertà sociali, economiche e sanitarie, quando non eliminano le disuguaglianze, che hanno inevitabili ricadute sulla vita delle famiglie, dobbiamo riproporre in famiglia e nella società, il Vangelo che ci parla di come Gesù, in tutta la sua vita, trattava e rispettava tutti: il suo modo di avvicinare poveri e ammalati, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale; tutto parla alla nostra vita di cristiani, cioè “di Cristo”, di come dare a Dio ciò che è da sempre di Dio! Questo significa riconoscere e professare – di fronte a qualunque tipo di potere – che Dio solo è il Signore dell’uomo, e non c’è alcun altro. 

Ogni volta che si torna a scoprirlo, ci si convince che proprio questo è ciò di cui abbiamo bisogno, pertanto occorre che Cesare si allei con Dio per promuovere leggi eque, nel rispetto dell’uomo e della sua dignità.

Dare a Dio quello che è di Dio”, significa aprirsi alla Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace (Papa Francesco).

“Dare a Dio quello che è di Dio”, significa per noi coppie ritrovare la radice del sacramento sponsale che abbiamo celebrato e che dà forza e senso alla nostra vita perché Cristo cammina con noi.

È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare, al cuore della vita della salvezza: l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio! «Se mi amate osservate i miei comandamenti“ ci ricorda Gesù .

Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama.

 

VANGELO
Mt 22,15-21

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.


Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Parola del Signore