Il Vangelo nella famiglia – 19 luglio 2020


Riflessione sul Vangelo della Domenica

di Rosa Maria e Giorgio Middione
In questa domenica, la liturgia della Parola propone tre parabole brevi, in cui emergono le figure del seminatore, della semina del seme e del lievito con cui si rende visibile una realtà impercettibile, che è il regno di Dio, che sebbene non ancora realizzato pienamente può essere già tra di noi (in mezzo a noi). Viene messa, inoltre, in evidenza la Misericordia infinita di Dio che si rivela nella pazienza, nella mitezza e nella forza di chi si fa piccolo per fare posto alla Potenza della Grazia.

Il mondo di oggi non è, certamente, un luogo in cui regnano armonia e pace; ci sono tante ingiustizie, iniquità e tanto “male” che spesso fanno vacillare la nostra fede.

Nel leggere e meditare il Vangelo di oggi, emerge con forza, la certezza che Gesù è con noi, è presente nella nostra relazione di coppia sin dal momento in cui abbiamo celebrato il sacramento del matrimonio. Possiamo, infatti, paragonare la nostra relazione d’amore al regno di Dio in piccolo, nel quale Gesù è il seminatore che ha sparso nel nostro terreno coniugale il seme della fede, della speranza e dell’amore.

Questo seme, anche se piccolo come un granello di senape, è pari ad una piccola porzione di lievito, può crescere tanto, se noi lo nutriamo costantemente, con l’ascolto della parola di Dio, con il nostro amore reciproco e con un sincero e profondo atto di abbandono a quella che è la volontà e il progetto del Padre celeste per noi sposi.

Non sempre, però, nella nostra vita di coppia riusciamo a far crescere sentimenti buoni in cui regna il vicendevole perdono, il sostegno scambievole, la comprensione dei bisogni dell’altro; non sempre siamo capaci di accogliere le nostre reciproche differenze individuali mettendo dal parte il nostro “io”, per fare spazio al “tu” del nostro sposo ed al nostro “noi” di coppia.

Il Signore che conosce bene le nostre debolezze, i nostri limiti e le nostre  mancanze, ci ha donato un grande aiuto: lo Spirito Santo affinché non cadiamo nelle continue tentazioni che provengono dal nemico e che possono allontanarci da Dio e dal mettere in pratica la sua Parola.

La zizzania, infatti, di cui parla oggi il Vangelo, può assumere diverse sembianze; può presentarsi al nostro cospetto in varie forme per disturbare la quiete e la comunione coniugale. Possono essere “zizzania” i nostri impegni di lavoro che tolgono spazio e tempo alla vita familiare, le persone vicine alla coppia (famiglia d’origine, amici, parenti) ma che possono creare dissapori e incomprensioni, le nostre ferite del passato che continuano a riemergere nel presente e disturbare la relazione perché non ancora guarite, le reciproche aspettative e bisogni che, se disattesi, creano in noi frustrazioni che ci allontanano l’uno dall’altra.

Può, dunque, accadere che sia qualcuno dall’esterno che turbi la nostra quotidianità e se noi permettiamo che questa zizzania entri, potrà crescere ogni giorno di più, danneggiando e mettendo in crisi la nostra relazione di coppia.

La zizzania, però, non è soltanto al di fuori di noi stessi, ma anche dentro di noi. Quante volte, sebbene con le parole riconosciamo la nostra fallibilità, nel nostro animo, invece, pensiamo di essere perfetti e continuiamo a concentrare la nostra attenzione sulle debolezze ed i limiti dell’altro. Dovremmo imparare, invece, a considerare noi stessi come esseri limitati, sforzandoci di riuscire a scovare i nostri difetti, le nostre “zizzanie” personali, piuttosto che lasciarsi trascinare dal puntare il dito per evidenziare ed estirpare i difetti che vediamo nel coniuge.

La zizzania può colpirci quando non ce lo aspettiamo, magari in un momento di buio interiore, nei momenti di sconforto, nella notte mia o del mio coniuge; è, infatti di notte che il “nemico” sparge il cattivo seme nel campo, di notte sparge la zizzania in mezzo al grano.

La presenza della zizzania è opera del nemico, ma perché il Signore  permette che la zizzania ed il grano coesistano insieme?

Perché i tempi del Signore sono differenti dai nostri, perché i Suoi progetti non seguono i nostri schemi. Perché Dio è paziente, sa aspettare con pazienza la crescita del grano maturo con la zizzania, anche nella speranza che una parte di zizzania si trasformi in grano buono.

Siamo chiamati a prenderci cura del campo dove Dio ha seminato custodendo e preservando il nostro matrimonio rimanendo sentinelle vigili per riconoscere tutte quelle forme di zizzania fuori e dentro di noi, porgendo attenzione nel non lasciare che la zizzania possa crescere, riprodursi, germogliare ed, in maniera rigogliosa, moltiplicarsi.

Ma l’erba cattiva non va estirpata.
Talvolta abbiamo la presunzione  di metterci al posto di Dio per cercare di estirpare la zizzania ma così facendo rischiamo di sradicare insieme alla zizzania, anche ciò che di  buono esiste nella nostra vita coniugale.

Lasciamo che sia il Signore ad agire. Invochiamo il Suo aiuto attraverso la grazia dello Spirito Santo, affinché l’erba cattiva possa essere trasformata in  grano buono ed al momento giusto Lui possa eliminare, dividere separare la zizzania dal grano buono, al momento della mietitura, quando si raccoglieranno i frutti. 

Il Signore, dunque, ci invita oggi a farci piccoli ed umili, ammettendo la nostra impotenza e fallibilità, riconoscendoci bisognosi del Suo aiuto permettendo che la nostra vita di coppia, campo dove Dio ha seminato, possa essere sempre terreno fertile e fecondo dove Dio raccoglierà i suoi frutti buoni lasciando che la Sua Grazia possa entrare ed agire copiosamente su di noi.

 

VANGELO
Mt 13,24-43

Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.


Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?. Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo!. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla?. No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.