Il Vangelo nella famiglia – 22 marzo 2020


Riflessione sul Vangelo della domenica 

di Maria e Sebastiano Fascetta  

Carissimi sposi il Vangelo illumina questo tempo di particolare sofferenza e ci raggiunge nelle nostre case, nell’oscurità delle nostre preoccupazioni per offrici un modo nuovo di vedere e considerare il tempo che stiamo vivendo. Anche noi, come il cieco nato, a volte (o forse spesso) non vediamo segni di speranza, non riconosciamo il passaggio di Dio nella nostra vita, non udiamo la voce dello Spirito e cediamo alla disperazione. Dimentichiamo con facilità che siamo unti dallo Spirito, sanati dalle acque di “Siloe” che sgorga dal costato di Cristo, costituiti figli di Dio per grazia.

Oggi il Vangelo proclama che Gesù è “la luce del mondo” è “lampada” che arde d’amore per noi e viene a liberarci dalla “cecità” dall’incredulità, dalla sfiducia, dalla paura, per ravvivare la nostra fede e donarci il suo sguardo:  «La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere» (Lumen Fidei n. 18).

Il Vangelo ci dona “gli occhi” di Gesù, ci fa vedere le cose come le vede Lui. Egli, infatti, non guarda ai nostri peccati, limiti, difetti… ma al potenziale di bene che è in ciascuno di noi. Egli ci guarda con misericordia e gioia. Esercitiamoci anche noi, carissimi sposi, ad assumere nella fede la prospettiva di Cristo per non fissare la nostra attenzione sui difetti reciproci, lasciandoci sedurre dal pessimismo e dalla lamentazione. Guardiamoci con speranza, fiducia, senza arroganza e supponenza.

Attraverso la preghiera in famiglia possiamo esercitarci nel tenere fissi i nostri sguardi su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede; possiamo contemplare nelle piccole cose di ogni giorno la luce dell’amore di Dio che splende in ogni gesto gratuito, colmo di tenerezza, amorevolezza e reciproca pazienza. Come sposi prendiamoci per mano e davanti al Vangelo aperto facciamo anche noi la nostra professione di fede: “Credete nel Figlio dell’uomo?…Noi crediamo, Signore!” (cf. Gv 9,35).

 

VANGELO
Gv 9,1-41

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.