Il Vangelo nella famiglia – 10 novembre 2019


Riflessione sul Vangelo della domenica

 

Di Soraya e Michele Solaro 

Conoscere la verità ontologica del matrimonio, la sua vera natura, ha per gli sposi una valenza determinante, la grazia del sacramento, infatti, produce i suoi effetti e diventa, per così dire, operativa, in funzione del grado di consapevolezza che essi hanno. Per tale ragione è fondamentale che gli sposi maturino e approfondiscano la conoscenza di ciò che hanno ricevuto e cosa sono diventati.

La domanda dei sadducèi a Gesù, nonostante venga posta – ma solo apparentemente – da una prospettiva che guarda all’eternità: «La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?», sottintende la pregiudizievole visione che essi hanno dello stato coniugale, limitata esclusivamente agli spetti sociali: i sadducèi, infatti, non credevano nella risurrezione.

Lo dimostra il fatto che Gesù non risponde ai suoi interlocutori – i quali avevano solo l’intenzione di metterlo alla prova – trovando la soluzione all’enigma, ma sposta la questione su un altro livello. Piuttosto che dare una risposta, dice a chi gli sta di fronte, e quindi agli uomini e alle donne di ogni tempo, dove guardare per rispondere alla chiamata che hanno ricevuto dal Dio «dei viventi».

Gesù ci suggerisce di riscoprire la vocazione alla santità della nostra vita matrimoniale, per non cadere nello scoraggiamento, nella disillusione, nella tentazione di pensare che tutto è inutile, sbagliato, Egli richiama la nostra attenzione su quello che è essenziale per la nostra vita di sposi, per la nostra famiglia, ci dice della possibilità che abbiamo, attingendo alla grazia sacramentale del matrimonio, di vivere relazioni, affetti, gesti, sapendo che ogni cosa non si conclude nell’oggi ma nell’eterno amore di Dio, poiché tutto si muove e si compie in Lui.

L’eternità, è dunque la nostra metà, ci arriveremo con i nostri corpi trasfigurati, dopo essere stati «in questo mondo» ed essere diventati «figli della risurrezione», dopo avere visto realizzarsi la promessa che ci siamo scambiati il giorno delle nostre nozze, di vivere insieme «tutti giorni della nostra vita» (Nuovo Rito del Matrimonio).
In questa prospettiva, tutti i giorni della nostra vita si aprono all’eterno Amore di Dio, e le parole di Gesù non escludono la possibilità: «C
he nella risurrezione saremo più vicini a coloro che avremo maggiormente amato e dei quali saremmo stati più amati. È lecito pensare che sarà soprattutto il caso di colui o colei a cui avremo offerto, e da cui avremo ricevuto, nel matrimonio, l’amore più grande» (Ives Semen).

 

Vangelo

Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20,27-38

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore