Il Vangelo nella famiglia – 8 settembre 2019


Riflessione sul Vangelo della domenica 

 

di Maria e Sebastiano Fascetta 

Il Vangelo odierno ci invita alla radicalità evangelica ponendo tre esigenze particolari: 1. amare Gesù più di ogni altra cosa; 2. metterci alla sua sequela portando “la propria croce”; 3. rinunciare a tutti i suoi averi.

La prima esigenza pone al centro l’amore “di” e “per” Gesù dal quale si irradiano tutte le altre manifestazioni d’amore che costituiscono il vivere umano. Il Vangelo non chiede di amare Gesù al posto dei propri genitori, della propria moglie o marito… ma di amarli in quanto immersi nel Suo amore e, pertanto, resi capaci di amare “alla divina”.

Non può esserci sequela e rinuncia ai propri averi se non si vive il primato dell’amore. L’Amore, ricorda il Vangelo, non è un sentimento ma uno stile di vita.

Ecco, dunque, la seconda esigenza: sequela e croce. Con il termine croce non si deve intendere la malattia, le disgrazie della vita, la sofferenza in tutte le sue forme e manifestazioni, ma lo stile mite e umile di Gesù nel modo di affrontare il male. Identificare, infatti, la croce con il negativo della vita, l’esperienza di crisi, le difficoltà di salute, le incomprensioni caratteriali, ai litigi… significa aver dimenticato che la croce è manifestazione della potenza infinita dell’Amore di Dio che salva. Non è la sofferenza che ci salva, ma l’amore di Dio nonostante la sofferenza. La croce, compendio di tutto il Vangelo, annuncia che l’amore è più forte della morte. Portare come coniugi la propria croce, seguendo Gesù, significa riempire ogni momento esistenziale dell’amore che scaturisce dalla comunione con Dio. Un amore tenace, saldo, che non tradisce, non cerca il proprio interesse, non disumanizza ma gioisce del bene dell’altro.

La terza e ultima esigenza è la povertà: rinunciare a tutti i propri averi. Possiamo rinunciare soltanto se abbiamo trovato la “perla preziosa”, il vero tesoro della nostra vita. Ogni autentico amore tra un uomo e una donna determina delle rinunce, dei radicali cambiamenti nel modo di vivere, senza per questo sentirsi mortificati o depredati della propria libertà. Quando si ama la rinuncia non è mai mortificante ma sempre liberante. Il Vangelo, infatti, non chiede alcun sacrificio, alcuna rinuncia fine a se stessa, ma dona ad ogni discepolo la forza necessaria per non possedere nulla e accogliere tutto.

In ambito familiare è vitale saper rinunciare al proprio egoismo, alla volontà di primeggiare, alle proprie comodità; a ogni forma di violenza… per amore e libertà. Solo chi sa rinunciare sa anche amare. La rinuncia è segno di libertà, di apertura e di riconoscenza del dono. Chi sa rinunciare sa accogliere senza possedere e sa donare senza pretendere nulla in cambio. Proviamo a chiedere, durante la settimana, per intercessione della Vergine Maria, il dono della perseveranza nell’amore, della mitezza nelle prove e della rinuncia da ogni smodato attaccamento per progredire nell’amore e nella comunione.

 

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,25-33
 
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
 
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore