Il Vangelo nella famiglia – 21 luglio 2019


Riflessione sul Vangelo della Domenica

 

di Maria e Sebastiano Fascetta 

Il Vangelo odierno ci permette di guardare le relazioni familiari e coniugali secondo la prospettiva di Cristo Sposo. Egli, infatti, è presente in ogni casa come Ospite e come Ospitante. Come Ospite perché non impone la sua presenza, ma si dona con amore, liberamente, ogni qualvolta come sposi lo invochiamo e attendiamo, con ardente desiderio, il dono dello Spirito Santo. Come Ospitante perché è Lui lo Sposo che rinnova gratuitamente il vino nuovo dell’amore, trasformando il quotidiano vivere in famiglia in evento di grazia, occasione di salvezza, possibilità di conoscenza della misericordia divina che permea e rigenera ogni gesto umano. Come Ospite, Cristo Sposo, chiede accoglienza; come Ospitante ci accoglie. Possiamo però, carissimi sposi, non accorgerci della presenza dello Sposo e vivere la quotidianità ripiegati in noi stessi, schiacciati dalle preoccupazioni, dagli assili giornalieri. Possiamo, persino, pensare di essere ottimi cristiani, sposi modello impegnati in parrocchia o nella pastorale familiare… senza però preoccuparci di verificare la qualità (e anche la quantità) del nostro metterci in ascolto della Parola di Dio, della voce dello Spirito. Spesso, infatti, chiediamo a Dio ciò di cui abbiamo bisogno e attendiamo la sua risposta, ma raramente ci preoccupiamo di capire cosa vuole Lui da noi, qual’è la sua volontà, verso quali vie vuole condurci. Non si tratta di fare delle cose per Gesù (vedi Marta), ma di fare ciò che Gesù chiede (vedi Maria). Non ciò che noi gradiamo, ma ciò che Dio gradisce. A scanso di equivoci, carissime famiglie, Dio non vuole altro che la nostra felicità. La gioia piena è la “parte migliore” che Dio ci offre. Una vita matrimoniale bella, buona e felice è la volontà di Dio. Per questo è necessario darsi del tempo come coppia per mettersi in ascolto della Parola di Dio, magari rileggendo insieme il Vangelo del giorno per poi lasciarsi avvolgere dal silenzio, seppur per pochi istanti, in modo da percepire la voce dello Spirito che risuona dolcemente nel profondo dei cuori in stato di ascolto. Alla scuola della Parola possiamo imparare ad ascoltarci come sposi, a discernere il linguaggio verbale e non verbale, a far silenzio, a non lasciarci condizionare dai pregiudizi, rispettando l’unicità di ciascuno. Chi ascolta veramente cambia, si lascia trasformare. Chi non ascolta pretende che cambi l’altro/a. L’ascolto dell’altro/a è la condizione per alimentare l’amore, per esaltare e riconoscere l’identità di ciascuno, per imparare a conoscersi, per accogliere anche quello che ci spiazza, ci scombussola e ci espone alla vulnerabilità. Impariamo da Gesù Sposo a guardare la “parte migliore” che emerge, ogni giorno, in nostra moglie, marito, figlio/a, mettendoci in ascolto, con cuore mite e umile.

 

VANGELO
Lc 10,38-42

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».