Il Vangelo nella Famiglia – 18 febbraio 2018


18 febbraio 2018, I domenica di quaresima 

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

 

Riflessione

Il Vangelo della I Domenica del tempo di Quaresima, ci invita a prendere coscienza della tentazione, dei meccanismi disumanizzanti e forieri di divisione, che albergano nei nostri cuori e condizionano il nostro modo di vivere la vocazione cristiana, matrimoniale, la vita familiare e le relazioni interpersonali.  Anche se non ce ne rendiamo conto, siamo un groviglio di luce ed ombre. Seppur desiderosi di fare il bene, siamo spesso impossibilitati a farlo per i frequenti rigurgiti egoistici che affiorano inesorabilmente nelle nostre vite (cfr. Rm 7,20 ss.). Accade, ad esempio, che dopo anni di matrimonio le micro-fratture vissute a livello relazionale, sempre più misconosciute e non affrontate, esplodono, sorprendentemente, producendo frutti di separazione, lasciando spazio a sentimenti di odio, vendetta, rabbia ferocia. Non si tratta di fatalità, ma di un modo di essere e di vivere, nella più totale inconsapevolezza e attenzione al mondo interiore ed esteriore che ci costituisce.  Alla scuola di Gesù, come famiglia, possiamo fermarci, in questo periodo quaresimale, per ritrovare momenti di calma (cfr. Is 30,5; Lam 3,26) interiore ed esteriore, contro ogni fretta e accelerazione, per comprendere il valore delle cose che facciamo, per verificare le motivazioni che ispirano il nostro modo di parlare, vedere, vivere, agire. Papa Francesco, il mercoledì delle Ceneri, ha esortato a vigilare contro le tentazioni dell’apatia, della rassegnazione  e della sfiducia, «che cauterizzano e paralizzano l’anima del popolo credente». Sono tre modi errati di vivere le relazioni che spesso possono insinuarsi anche all’interno delle famiglie, soprattutto quando si cede all’abitudine e alla noia (apatia), al sospetto e alla paura (sfiducia), alla mancanza di stupore per il  miracolo dell’amore che si rinnova ogni giorno (rassegnazione).  Se intensifichiamo la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, possiamo trovare la forza necessaria per alimentare atteggiamenti di fiducia e di stima, di gioia e di gratitudine, di pazienza e di creatività, all’interno della meravigliosa avventura matrimoniale e famigliare. Recuperare la dimensione del vero, dell’essenziale, di ciò che edifica, costruisce, fa crescere nell’amore, nell’accoglienza reciproca, nel perdono, nella cura premurosa e discreta, è quanto mai urgente per progredire nel cammino di conversione, per affinare l’arte del discernimento. Lo Spirito Santo, compagno fedele di Gesù, ci guida con maggiore intensità nel tempo del combattimento spirituale, affinché risplenda il Vangelo di Dio nei nostri cuori, la forza trasformante della presenza amorevole e colma di tenerezza di Dio Padre. Proviamo a dirigere il nostro sguardo di fede al Cristo crocifisso, magari ripetendo le parole del profeta Geremia «Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio» (Ger 31,18).

Maria e Sebastiano Fascetta

Papa Francesco

Perché non raccontare a Dio ciò che turba il cuore, o chiedergli la forza per sanare le proprie ferite e implorare la luce di cui si ha bisogno per sostenere il proprio impegno? […] «la Parola di Dio è fonte di vita e spiritualità per la famiglia».

(Amoris laetitia, n. 227)