Il Vangelo nella Famiglia – 1 ottobre 2017


1 ottobre 2017, XXVI domenica del tempo ordinario

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

Riflessione

Quante volte abbiamo sentito da qualcuno, o ci è passato per la mente: “l’unico sbaglio che ho fatto nella mia vita è stato sposarmi”, oppure: “sarebbe stato meglio non averti mai conosciuto”, e ancora: “se non fosse per i figli ti avrei già lasciato”.

Quanta povertà spesso si trova nelle nostre famiglie e in quelle a noi vicine.  Da cosa dipende? Perché il cosiddetto “giorno più bello della nostra vita”, così troppo spesso, si rivela un totale fallimento? Il nostro matrimonio ha un senso, una finalità?

Se pensiamo che lo scopo del matrimonio cristiano sia solamente quello di fare stare bene la moglie e il marito, di avere dei figli, avendo come unica prospettiva quella di invecchiare insieme, prima o poi arriverà la delusione.

Noi sposi, con le nostre famiglie, siamo chiamati a ben altro; la felicità della nostra vita coniugale non dipende da calcoli umani ma, fondamentalmente, da due cose, ovvero, dalla generosità con la quale ci doniamo completamente al nostro coniuge e da quanto siamo disposti a collaborare nel progetto di Dio.

Il Padre chiama in modo particolare gli sposi cristiani a “lavorare nella sua vigna”, affinché l’amore grande che ha per l’umanità, di cui la coppia ne è la rappresentazione incarnata, possa essere sperimentato da tutti i suoi figli.

Buona missione!

Soraya e Michele

 

San Giovanni Paolo II

[…] si deve dire che l’essenza e i compiti della famiglia sono ultimamente definiti dall’amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa.

(Familiaris Consortio, 17)