Il Vangelo nella Famiglia – 4 aprile 2017


4 aprile 2017, martedì della V settimana di Quaresima

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 8,21-30

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

 

Riflessione

Pensare che il nostro matrimonio sia un evento privato, qualcosa che riguarda solo gli sposi, i figli e la cerchia di parenti e di amici più stretti, ridimensiona il suo vero significato. Per la famiglia, vivere il tempo attuale, non vuol dire conformarsi passivamente alle tendenze che provengono dall’esterno; la famiglia, cellula fondamentale della società, è “chiamata” essa stessa a dare, con la sua presenza nel mondo, il proprio contributo. Gesù ci insegna che per seguire Lui, facendo “sempre le cose che gli sono gradite“, è necessario vivere nel mondo senza appartenervi completamente: annunciando la bellezza del matrimonio e della famiglia perché, come ci ricorda Papa Francesco, tutti dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16).

 

Amoris Laetitia

Rendo grazie a Dio perché molte famiglie, che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell’amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte lungo il cammino. A partire dalle riflessioni sinodali non rimane uno stereotipo della famiglia ideale, bensì un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni. Le realtà che ci preoccupano sono sfide. Non cadiamo nella trappola di esaurirci in lamenti autodifensivi, invece di suscitare una creatività missionaria. In tutte le situazioni «la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. […] I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana». Se constatiamo molte difficoltà, esse sono – come hanno affermato i Vescovi della Colombia – un invito a «liberare in noi le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità ».
(Francesco, AL 57)