22 marzo 2017, mercoledì della terza settimana di Quaresima
Dal Vangelo secondo Matteo 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Riflessione
Certamente Gesù vuole richiamare la nostra attenzione sull’essenza delle cose. Nei rapporti con il nostro coniuge, i nostri figli, spesso richiediamo da parte loro determinati atteggiamenti, senza preoccuparci troppo di cosa comunichiamo e in che maniera lo facciamo: «devi fare questo, non fare così…». Se il precetto, la regola, non fa prima di tutto verità dentro di me, se non mi mette in discussione, difficilmente sarò capace di comunicare bene all’altro. Il linguaggio è quello dell’amore: è l’amore il comandamento nuovo che ci libera dal peso del “dovere” e del “pretendere”, è l’amore, che portando la luce nuova nella nostra vita, ci fa scoprire innanzitutto la gioia di servire l’altro, affinché, scopra e “compia” il vero bene.
Amoris Laetitia
Per agire bene non basta “giudicare in modo adeguato” o sapere con chiarezza che cosa si deve fare, benché ciò sia prioritario. Molte volte siamo incoerenti con le nostre convinzioni personali, persino quando esse sono solide. Per quanto la coscienza ci detti un determinato giudizio morale, a volte hanno più potere altre cose che ci attraggono, se non abbiamo acquisito che il bene colto dalla mente si radichi in noi come profonda inclinazione affettiva, come gusto per il bene che pesi più di altre attrattive e che ci faccia percepire che quanto abbiamo colto come bene lo è anche “per noi” qui ed ora. Una formazione etica efficace implica il mostrare alla persona fino a che punto convenga a lei stessa agire bene. Oggi è spesso inefficace chiedere qualcosa che esiga sforzo e rinunce, senza mostrare chiaramente il bene che con ciò si potrebbe raggiungere.
(Francesco, AL,265)