Il Vangelo nella famiglia – 29 marzo 2020


Riflessione sul Vangelo della domenica 

di Rosa Maria e Giorgio Middione 

In questa V Domenica del Tempo di Quaresima, in cui l’intera umanità sta attraversando un momento di grande prova, immersa nel dolore e nella sofferenza per tutto ciò che sta vivendo, il Vangelo di Giovanni ci apre alla vita, alla speranza ed alla risurrezione.

Nel brano biblico si racconta la risurrezione di Lazzaro. È una pagina del Vangelo nella quale Gesù appare in tutta la sua umanità, mostrando l’amore per l’amico morto, con gesti e comportamenti umani. Lo vediamo, infatti, piangere, commuoversi e persino gridare: ciò che avrebbe fatto ognuno di noi a cui la morte avesse strappato un amico o un familiare.

Gesù si era rifugiato oltre il Giordano lontano dalla Giudea per sfuggire alla lapidazione. Viene a sapere che il suo amico Lazzaro si era ammalato, ma non corre subito da lui e dalle sue sorelle, bensì si raccoglie in preghiera per comprendere quale fosse la volontà del Padre. Trascorsi due giorni decide di mettersi in cammino verso Betania per raggiungere i suoi amici, incurante dell’odio e delle trame dei Giudei che volevano ucciderlo.

Giunto a Betania, gli corrono incontro Marta e Maria per accoglierlo e per esprimere, piangendo, il loro dolore per il fratello morto. Entrambe usano le stesse parole “se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Gesù risponde a Marta che il fratello risusciterà non solo nell’ultimo giorno, ma in quello stesso giorno, e si presenta a lei dicendo: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gesù le pone una domanda di fede alla quale la donna risponde, dal profondo del cuore, di credere che Lui è il Cristo figlio di Dio.

Anche Maria, avvicinatasi al Messia, usa le stesse parole della sorella, ma lei le pronuncia in lacrime piangendo accorata esprimendo un dolore profondo. Questa donna appare addolorata, disorientata e fragile. Gesù viene toccato da quel dolore che anche lui sente dentro, si intenerisce, ascolta la sofferenza dei suoi amici e si commuove intimamente insieme a loroscoppiando in pianto. Ebbene, piange e si commuove per l’amico morto masoprattutto, per coloro che lo piangono, perchè condivide il dolore dell’uomo. Piange l’uomo e con l’uomo. Guarda alla sua fragilità che lo induce allo smarrimento.

Questa parola del Vangelo è bellissima ed è aderente perfettamente con la situazione che, purtroppo, stiamo vivendo oggi. Attraversiamo un momento di grande sofferenza per ciò che accade nel mondo ed anche se non ci ha toccato personalmente, lo sentiamo comunque dentro, perché è un  dolore che appartiene a tutti. Nelle lacrime di Gesù contempliamo l’amore di Dio che accoglie il dolore del mondo. Gesù non è lontano da noi, Lui sta piangendo insieme a noi e sente il nostro dolore. Dio si è fatto uomo attraverso il Suo figlio, per sentire come noi, per comprenderci nella profondità del nostro essere, si è calato nella nostra più cruda umanità per patire come noi e Lui, oggi soffre e sente la nostra sofferenza. Dobbiamo essere certi che sta asciugando le nostre lacrime.

Gesù si recò al sepolcro dove era sepolto Lazzaro, chiedendo di spostare la pietra che lo chiudeva, ma Marta gli ricordava che il fratello era morto da ben quattro giorni e la salma emanava già cattivo odore. A quel punto Gesù esclamò: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?» e poi gridò a gran voce a Lazzaro di uscire fuori dalla grotta ed il morto tra l’incredulità dei presenti lasciò la sua tomba. Con questo miracolo il Signore anticipa il mistero della Sua Resurrezione.

Nella figura di Lazzaro risvegliato dalla morte, ognuno di noi può rivedersi. Ciascuno può essere Lazzaro: quante volte siamo morti e sepolti  nelle nostre grotte. Ciò che Gesù ordina a Lazzaro quando gli dice “vieni fuorilo sta dicendo a ciascuno di noi, per invitarci ad uscire fuori dalle nostre grotte. Ci sta chiamando per nome, viene a cercarci nei nostri sepolcri, nelle nostre vite dove a volte regna la delusione, il vuoto, nelle nostre fatiche di ogni giorno, nella nostra morte interiore in cui, in certe circostanzepredomina la tristezza, i pensieri di sconfitta, esortandoci a risorgere. Ci invita alla Luce per essere luce, perche in Lui noi abbiamo la resurrezione e la vita.

Siamo chiamati a compiere lo stesso atto di fede di Marta quando dice: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» ad abbandonarci a Gesù senza vacillare, anche di fronte alla morte, nella difficoltà della prova, nella sofferenza. Credere in Dio significa fidarsi, certi che Lui ci salva dal peccato, dalla tristezza e dalla morte; riconoscere che Lui cammina accanto a noi,  che ci ama e porta insieme tutti i nostri affanni, sempre. Nello specifico oggi, in questo momento di grande difficoltà, siamo chiamati ad essere testimoni forti nella fede.

Siamo chiamati a non lasciarci vincere in questa battaglia e ad essere luce con la preghiera anche per chi non riesce a pregare, confidando in Dioperché la sua presenza nella nostra vita e dentro di noi è una forza viva che ci trasforma, che ci rende capaci di affrontare ogni prova anche la più difficile, ogni calamità diffondendo attorno a noi i semi della fede e della speranza che sono proprio la resurrezione e la vita, perché come dice Papa Francesco: «con Dio la vita non morirà ma».

Che questo momento di tribolazione causato dalla pandemia, possa essere, allora, un’opportunità per farci risorgere a vita nuova e che il grido che Gesù rivolge a Lazzaro per uscire dal suo sepolcro, possa scuotere anche noi, aumentando la nostra fede e donandoci quel coraggio di cui oggi abbiamo bisogno.

Il Vangelo di Giovanni descrive un quadro, che ci rimanda anche ad un clima di famiglia. Gesù che spesso si trovava a viaggiare per la Giudea per portare la Parola di Dio, si fermava, sovente, a Betania in casa dei suoi amici e discepoli Marta, Maria e Lazzaro. Nella loro dimora Lui “era di casa”; verosimilmente si ritrova un clima familiare. Presso di loro, trovava una semplice accoglienza ed il calore della famiglia. Il Signore ci chiede di essere ospitato ed accolto nelle nostre case. La nostra dimora, può diventare una piccola  Betania, un luogo capace di accogliere Dio, perché possa essere l’ospite atteso e desiderato delle nostre giornate completamente stravolte rispetto a ieri e caratterizzate da limitazioni e mancanza di contatti con il mondo esterno.

Quante volte in questi tempi difficili, nella nostra famiglia siamo pervasi da sentimenti di pessimismo e di angoscia, lasciando poco spazio alla speranza. Può accadere di sentirci smarriti, disorientati, specialmente quando le cose non si svolgono secondo i nostri desideri e progetti, ma Dio vuole farci uscire da questo stato d’animo e ci invita a confidare maggiormente in Lui e nel suo Spirito Santo.

È per la fede di Marta e Maria che Gesù opera la resurrezione di Lazzaro. Credere e sperare nella vita che continua anche dopo la morte deve, peròportarci ad amare la vita oggi, ad adoperarci perché essa sia vissuta in pienezza, nella gioia e nell’amore.

Oggi stiamo vivendo un momento difficile per le nostre famiglie, ma non lasciamoci avvilire, ascoltiamo l’esortazione di Gesù a togliere tutte quelle pietre, che ostacolano e spengono la nostra speranza, per riempire le nostre giornate con gesti semplici di carità e d’amore, perchè tutto ciò che è amore rappresenta già una vittoria sulla morte e ci porta alla resurrezione. Chiediamo allora la Grazia a Dio per affidarci pienamente a Lui e consegnare, senza alcuna riserva, nelle Sue mani la nostra vita, quella delle persone a noi care e quella dell’umanità intera.

 

VANGELO
Gv 11,1-45

Io sono la risurrezione e la vita

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.