Il Vangelo nella famiglia – 23 giugno 2019


Riflessione sul Vangelo della Domenica – Corpus Domini 

 

di Maria e Sebastiano Fascetta

L’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, è al centro della liturgia odierna, segno sacramentale dell’incarnazione di Dio che si dona nel Corpo e nel Sangue di Gesù. Dio donandosi risponde alla fame di vita, di pienezza, di salvezza che abita nel cuore dell’uomo. Egli guarisce l’uomo dall’anoressia esistenziale causata dalla bulimia consumistica. La fame di senso, di felicità, di fraternità trova nel Corpo e Sangue di Cristo l’alimento spirituale che risponde al bisogno di salvezza di tutta l’umanità. Sorprende, ogni qualvolta si riflette sull’eucaristia, l’importanza che Dio attribuisce ai gesti umani, umanissimi, come quello del mangiare, del condividere il cibo, dello stare insieme alla stessa tavola. Proprio all’interno di queste dinamiche umane che caratterizzano, in modo particolare, l’esistenza familiare, si rivela il Regno di Dio, la presenza umile e mite di Gesù vero e unico “capo tavola” delle nostre mense domestiche. Precedere il gesto del mangiare insieme con una breve preghiera è un modo per esprimere gratitudine per il dono del cibo che non è mai un fatto meramente biologico, fisiologico, ma sempre e comunque spirituale: «Voi stessi date loro da mangiare». Non si tratta soltanto di preparare il cibo ma di donarsi attraverso il cibo. Gesù non ha semplicemente moltiplicato i pani e i pesci, ma ha donato se stesso come cibo. Si è fatto pane per noi. Mangiare il Corpo e il Sangue di Cristo significa partecipare della vita stessa di Dio, assumere il suo stile di vita, amare come Lui ci ama. Allo stesso modo ogni mensa vissuta all’interno della famiglia, chiesa domestica, può essere illuminata dall’eucaristia e diventare luogo di crescita, di comunione, di scambio non solo del cibo ma anche di parole, sguardi, silenzi, gesti … che rivelano l’amore umano che unisce ogni membro della famiglia. «Date loro da mangiare …» è un invito a fare delle nostre comunità e delle nostre famiglie luoghi di ospitalità, di attenzione ai poveri, agli emarginati, agli affamati di vita, di senso, ma anche di beni di prima necessità. Non possiamo cedere alla logica aggressiva e arrogante del “mio”. Si ha l’impressione che siamo come sigillati nel forziere dei nostri “aggettivi possessivi” che creano separazioni, divisioni, esclusioni. Non possiamo “consumare” il Corpo e Sangue di Cristo come un dono che ci appartiene o che meritiamo senza condividerlo. Non è indifferente da un un punto di vista antropologico il proliferare di Centri Commerciali (nuovi luoghi di culto) specializzati nella propaganda di cibo, di ogni ordine e qualità, atti a stimolare l’accumulo di generi alimentari finalizzati a soddisfare il narcisismo bulimico che ci abita, lasciandoci nella più totale indifferenza verso i poveri. Viviamo in una società dove ognuno pensa per sé, ognuno da forma al proprio mondo anche all’interno dello spazio famigliare: vite parallele che non si intersecano. Riascoltando il Vangelo odierno, come famiglia chiediamo allo Spirito Santo di farci comprendere qual’è il contributo che ciascuno è chiamato a donare affinché nostra moglie, nostro marito, i nostri figli, parenti, amici, poveri …, non manchino del “pane di vita”, della festa dell’amore che solo la condivisione di ciò che abbiamo e di ciò che siamo può generare.

 

 

VANGELO
Lc 9,11b-17

Tutti mangiarono a sazietà.

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.