Il Vangelo nella famiglia – 9 giugno 2019


Riflessione sul Vangelo della Domenica – Pentecoste 

 

di Maria e Sebastiano Fascetta

I verbi iniziali della pericope evangelica di questa domenica di Pentecoste rivelano la dinamica umanizzante e santificante dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e nella famiglia: amare, ascoltare, pregare, rimanere. A questi, si aggiungono, altri due verbi: insegnare e ricordare. Si tratta di un vero e proprio itinerario spirituale per una rinnovata “pentecoste coniugale” che dilata i confini dell’amore oltre ogni egoismo, narcisismo, volontà di dominio.

Lo Spirito è l’amore di Dio riversato nei nostri cuori (cf Rm 5,5), è dono di Dio che ci rende capaci di amarci secondo Dio e in Dio. «Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amat (FC n. 13). Un amore che si fa pratica di ascolto, apertura di cuore e di mente all’altro/a da sé.

Ascoltare è riconoscere l’altro/a come dono, come soggetto e non oggetto, come strumento di salvezza, come luogo dello Spirito attraverso il quale Dio si manifesta. L’ascolto è sempre un’esperienza dinamica che determina un cambiamento di sguardo e di prospettiva. Non c’è vero ascolto della Parola di Dio e dello Spirito senza il quotidiano ascolto del proprio coniuge, dei propri figli… dei suoni silenziosi delle parole non dette che vibrano nel cuore di chi ama.

L’ascolto si fa invocazione, preghiera, apertura al divino per rimanere radicati nell’umano. Pregare non è condurre Dio negli spazi angusti del proprio cuore, ma lasciarsi condurre da Dio negli infiniti spazi del suo amore. Pregare in famiglia, pregare come coppia per invocare e accogliere, senza paure né resistenze, il dono dello Spirito Santo: “vieni… dolce ospite dell’anima…”. Ospitare l’Ospite divino per essere sempre più ospitali e non ostili; sempre più accoglienti come sposi, genitori… evitando isolamenti forzati, mutismi che feriscono, pregiudizi che pietrificano il cuore. La preghiera si fa attitudine a rimanere in comunione per abitare la propria storia, la propria casa, le relazioni, senza fughe o rimozioni.

Rimanere insieme come sposi saldi nell’amore, radicati sulla roccia dell’alleanza nuova che lo Spirito incide nei cuori attraverso il sacramento del matrimonio, è operazione ardua e non facile in un contesto sociale e culturale sempre più “liquido”, friabile, scosso da molteplici e repentini cambiamenti. Rimanere è un modo per esercitarsi e sviluppare la pazienza, la mitezza reciproca, senza voler forzare i tempi del proprio coniuge, senza affrettare decisioni che producono distruzione e separazioni. Lo Spirito è comunione, è ricominciamento, è speranza che non delude.

Abbiamo bisogno, sempre più e ancor di più, del Maestro interiore che ci insegna a vivere in questo mondo come Cristo Sposo ha vissuto (cf Tito 2,11ss.) e ci ricordi che siamo figli di Dio amati, opera d’arte forgiata dalle mani di Dio ovvero dalla Parola e dallo Spirito, per vivere in pienezza l’avventura meravigliosa del matrimonio e fare delle nostre case un piccolo cenacolo ravvivato dal fuoco mite e luminoso dello Spirito.

Buona Pentecoste.

 

VANGELO
Gv 14,15-16.23b-26

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perchè rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.