Il Vangelo nella famiglia – 11 novembre 2018


Riflessione sul Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario

di Maria e Sebastiano Fascetta

Il Vangelo di questa XXXII domenica del T.O., è sorprendente per la sua essenzialità, sobrietà e umile visione che trasmette della vita comunitaria. La povera vedova, infatti, è icona luminosa della vera comunità di Gesù fondata sull’umiltà del donare, avulsa da qualsiasi forma di ostentazione della fede, di ricerca spasmodica di potere, prestigio e privilegi. La comunità di Gesù evangelizza tutte le volte che intraprende la via del nascondimento così da essere “sale della terra” e “lievito” che fermenta la “pasta” dell’umanità, senza mettersi al centro della scena, ma rendendo gloria a Dio. Una chiesa di poveri per i poveri sull’esempio di Gesù che da ricco si fece povero per arricchirci per mezzo della sua povertà (Cf 2Cor 8,9). La povera vedova anticipa il dono estremo di Gesù che si dona per amore e nella libertà: «Lei invece nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». La povertà è la condizione della vera libertà e dunque dell’amore. Chi ama non si preoccupa del proprio tornaconto, non calcola l’utile che può ricevere, ma si dona con generosità. Anche all’interno della spazio familiare possiamo correre il rischio di essere assorbiti dalla mentalità del “superfluo”, stabilendo relazioni parallele, di buon vicinato, tra marito e moglie. Tutte le volte che ci riteniamo autosufficienti ci rapportiamo agli altri con sufficienza. Chi si ritiene ricco è sicuro di sé e con facilità scivola nell’arroganza e nella presunzione insolente, compromettendo la stabilità delle relazioni. Il povero invece è talmente vuoto di sé da fare spazio all’altro senza anteporre alcun limite. Innamorarsi di qualcuno significa riconoscersi mendicante d’amore. Quanto più ci riconosciamo poveri tanto più siamo capaci di donarci incondizionatamente. Esercizio concreto di povertà all’interno della spazio familiare è la capacità di saper riconoscere e valorizzare il bene e il bello che caratterizza la vita di ciascun membro, con stupore, attenzione, discrezione, meraviglia. Nella vita familiare non c’è chi dona di più e chi, invece, pretende di ricevere di più, ma ciascuno donandosi si arricchisce, svuotandosi si riempie. Sull’esempio di Gesù, cerchiamo di custodire i “piccoli particolari dell’amore”, prendendoci cura gli uni degli altri, in modo da creare spazi esistenziali aperti alle sorprese dello Spirito.

 

Mc 12,38-44

Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore.