Il Vangelo nella Famiglia – 14 ottobre 2018


Riflessione sul Vangelo della XXVIII domenica del tempo ordinario

di Maria e Sebastiano Fascetta

Tutti, come l’uomo ricco che il Vangelo odierno propone, siamo mossi da inquietudine, da un senso di vuoto, che non sempre riusciamo a decifrare, considerare, assumere. Anzi, il più delle volte, cerchiamo di eludere tale inquietudine cercando appagamenti momentanei, effimeri, che ci lasciano il sapore amaro dell’angoscia. Abbiamo fame d’amore, ma non sempre cerchiamo il giusto nutrimento. Quel “tale” che va incontro a Gesù ha fame di vita, desidera una vita piena. Egli, nonostante le ricchezze e l’osservanza dei comandamenti, sin dalla sua giovinezza, avverte comunque un vuoto. Anche nella vita matrimoniale possiamo assumere stili di vita profondamente segnati da individualismo e narcisismo, nella ricerca spasmodica di ciò che è buono per se senza tener conto del bene per l’altro da sè. Possiamo persino ritenere la vita spirituale, la fede come un bene da coltivare in maniera privata, senza coinvolgere il proprio coniuge, la propria famiglia, adorando un Dio a proprio uso e consumo. Un Dio buono perché non ci scombussola più di tanto: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo» ( Mc 10,18). È interessante l’esempio di Gesù che immediatamente si decentra, sposta l’attenzione del suo interlocutore orientandola verso il Padre. Gesù non cede al protagonismo, ma permane nella filiale relazione con il Padre. Ogni suo gesto di bontà scaturisce dall’amore e dalla comunione con il Padre. Per uscire dal circolo vizioso delle false immagini di Dio e da ogni ipocrita buonismo, è necessario entrare in relazione con l’Altro da sé, con il Dio rivelato da Gesù Cristo. Una vita di coppia senza Dio si atrofizza nell’amore, si intristisce perché incapace di trovare il giusto nutrimento al bisogno di vita che muove i cuori. Nel pieno della nostra aridità, inquietudine, crisi esistenziale o di fede, possiamo lasciarci guardare dal volto amante di Dio (fissatolo, l’amò), mettendoci in umile ascolto della Sua Parola, contenuta nelle Sacre Scritture. Leggere il Vangelo come coppia, come famiglia, vuol dire lasciarsi guardare da Dio, amare da Lui, guarire, illuminare, acquisire il suo sguardo sul mondo. Si tratta di un ascolto dinamico che umanizza le nostre relazioni e che il Vangelo odierno sintetizza in quattro tappe: “va” aprirti all’altro da te (tua moglie, marito, figli…) senza paure né pregiudizi; “vendi” liberati da tutto ciò che opprime il desiderio di vita, bellezza, amore; “vieni” ritorna al senso vero delle cose, delle relazioni, senza fuggire dalla realtà; “seguimi” mettiti in stato discepolare per avere un cuore sempre aperto al dono dell’amore di Dio che ti raggiunge nel concreto delle relazioni quotidiane, familiari.

 

Dal Vangelo secondo Marco

Mc10,17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».