Il Vangelo nella Famiglia – 16 luglio 2017


16 luglio 2017, XV domenica del tempo ordinario

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Forma breve Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

 

Riflessione

La parabola si apre e si chiude con l’imperativo dell’ascolto. Nel linguaggio biblico «ascoltare» è più del semplice sentire, e anche più del comprendere. Implica un coinvolgimento totale della persona: dall’udire al comprendere e dalla comprensione alla vita. Ascoltare è insieme sentire e obbedire.
E’ una delle cose più difficili da realizzare, perché in genere ognuno è sempre concentrato su se stesso e non ha molto interesse ad ascoltare, per entrare veramente nella realtà dell’altro.
Soprattutto in famiglia, l’ascolto chiama direttamente in causa ciascuno di noi: ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Come il risultato del seme dipende principalmente dal terreno, così l’ascolto può produrre effetti solo se “l’ascoltatore” è attento e interessato. E da un effettivo ascolto nasce l’immedesimazione nelle esigenze dell’altro, l’accettazione dei suoi limiti, la fiducia, la sincerità, la disponibilità al cambiamento. Possiamo dire – seguendo il percorso educativo della parabola – che un buon ascolto è in grado di orientare positivamente l’inizio e la conclusione di ogni vicenda familiare.

Lina e Dino


Amoris Laetitia

Il dialogo è una modalità privilegiata e indispensabile per vivere, esprimere e maturare l’amore nella vita coniugale e familiare. Ma richiede un lungo e impegnativo tirocinio. 

Darsi tempo, tempo di qualità, che consiste nell’ascoltare con pazienza e attenzione, finché l’altro abbia espresso tutto quello che aveva bisogno di esprimere […].  Molte volte uno dei coniugi non ha bisogno di una soluzione ai suoi problemi ma di essere ascoltato. Deve percepire che è stata colta la sua pena, la sua delusione, la sua paura, la sua ira, la sua speranza, il suo sogno. Tuttavia sono frequenti queste lamentele: “Non mi ascolta. Quando sembra che lo stia facendo, in realtà sta pensando ad un’altra cosa”. “Parlo e sento che sta aspettando che finisca una buona volta”. “Quando parlo tenta di cambiare argomento, o mi dà risposte rapide per chiudere la conversazione”.

Sviluppare l’abitudine di dare importanza reale all’altro. Si tratta di dare valore alla sua persona. 

(Francesco, AL, 136-138)