Il Vangelo nella Famiglia – 3 marzo 2017


3 marzo 2017, venerdì dopo le ceneri

Vangelo
Mt 9,14-15
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

 

Riflessione

Qual è il vero bene? Voglio davvero il bene del mio coniuge? Davvero sono io lo strumento scelto da Dio, affinché l’altro comprenda davvero chi è? Attraverso di me, mia moglie/mio marito si sente davvero realizzata/realizzato come uomo/donna? Sono d’aiuto perché compia la sua vera vocazione, quello che il Creatore ha pensato per lei/per lui sin dall’eternità?

Non posso presumere del mio stesso cammino di fede, non può essere motivo di orgoglio il mio “fare le cose di chiesa” se ciò mi fa dimenticare l’altro: “IO digiuno molte volte”, “IO vado al gruppo di preghiera, “IO faccio”, “IO so”, “IO”….

A cosa serve digiunare…, andare…, fare…, se poi mi sento “superiore” al mio sposo/alla mia sposa? Non è questo il progetto di Dio sulla mia famiglia. Se davvero seguo Cristo, lo Sposo, non posso dimenticare le mie responsabilità.

Sono chiamato/a a testimoniare la mia fede iniziando dalla mia famiglia e tutto quello che offro al Signore (il mio digiuno, il mio servizio) lo faccio, come Maria, “custodendolo nel mio cuore” per il bene, ovvero, la salvezza dell’altro.

 

Amoris Laetitia

È importante che i cristiani vivano questo atteggiamento nel loro modo di trattare i familiari poco formati nella fede, fragili o meno sicuri nelle loro convinzioni. A volte accade il contrario: quelli che, nell’ambito della loro famiglia, si suppone siano cresciuti maggiormente, diventano arroganti e insopportabili. L’atteggiamento dell’umiltà appare qui come qualcosa che è parte dell’amore, perché per poter comprendere, scusare e servire gli altri di cuore, è indispensabile guarire l’orgoglio e coltivare l’umiltà. Gesù ricordava ai suoi discepoli che nel mondo del potere ciascuno cerca di dominare l’altro, e per questo dice loro: «tra voi non sarà così» (Mt 20,26). La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far loro sentire il suo potere, ma quella per cui « chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,27). Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri, o la competizione per vedere chi è più intelligente o potente, perché tale logica fa venir meno l’amore. Vale anche per la famiglia questo consiglio: «Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili » (1 Pt 5,5).
(Francesco, AL, 98)